L’INAFFONDABILE PILOTINA
“L’INAFFONDABILE PILOTINA”: la storia,
corredata di fotografie, della mia piccola imbarcazione: una pilotina, per
l’appunto di soli 5 metri, della quale parlo nei miei libri; con questo piccolissimo
natante, come ho sempre raccontato, incredibilmente ho superato una forte
mareggiata alla “bocche” di Capri, vicino punta campanelle, nel lontano 1993.
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Queste
è la storia della mia piccola barca, attualmente però passata di proprietario,
causa il fatto che ho dovuto venderla perché diventato eccessivmente costoso mantenerla.
Acquistai il piccolo natante nel lontano 1993, l’anno dopo la morte della mia
triste ed infelice genitrice; pagata con i soldi degli arretrati della
pensione, circa 10 milioni. Io non avrei voluto comprarla, mai in vita mia mi
era venuto in mente di avere un’imbarcazione, e mai avrei pensato di prenderne
una. Però, non so per quale motivo, ad un tratto, dovetti comprarla per forzaq,
non so per quale strana ragione, ma dovetti farlo. Tutti però mi rincuorarono,
dicendomi che se avevo i soldi e la cosa comunque mi poteva fare piacere, tanto
valeva comprarla, e non pensarci più. Così in salone nautico, ne presi una: una
Vega… i Vegartron?... Vega era ovviamente la marca, e la chiamai “Hilander”,
dopo averci però parecchio pensato. Non so per quale motivo feci tanto il
dificile, in fondo un nome valeva un altro, però impiegai molto tempo,
addirittura settimane, per decidermi. Così, con la mia Hilander, dal film:
“Hilamder l’immortale”, cominciai a solcare i mari… insomma, si fa per dire. La
portai a montagna di procida, un posto bellissimo vicino Napoli, poi dato che
quel parcheggio divenne non più autorizzato, la trasferii a Bacoli, e più
precisamente a Miseno, in un parcheggio diportistico detto: “delle case
vecchie”. Poi dopo di allora fu portata a Capo Miseno, sempre in località
Bacoli; poi a Marina grande di Bacoli stessa. Poi, in fine, tristemente venduta
per 400 euro, mentre il suo glorioso motore, ingloriosamente rottamato perché
non più utilizzabile. Il primo anno, e solo quello, la impegnai in un
pericoloso viaggio ai confini del golfo di Napoli, ragiungendo Capri, dove
rimasi alcuni giorni, pagando allora 15.000 lire al giorno; poi Positano, dove
pernottai soltanto; ed infine Amalfi, dove restai una settimana. Tornando da
quest’ultima cittadina, affrontai il mare groso, però con il beneplacito del
barcaiolo portuale amalfitano, che era convinto, bontà sua che il mare si
sarebbe calmato in giornata. Cosa che non avvene, ed io alle bocche di Capri,
cioè tra punta Campanelle e Capri stessa, dovetti affrontare una forte
mareggiata, dato che il mare invece di calare era aumentato. Comunque superai i
marosi, io novello Braccio di Ferro; da allora, mi rinomiai “Capitan burrasca”…
Gian burrasca, praticamente! Inutile dire che non ho fatto altro che cercare,
cosa scontata e ovvia, neanche a dirlo, la mitica irraggiungibile chimera
astronautica: della ragazza dell’astronave. Queto deve essere stata la base
delirante del mio acquisto nautico; come è inutile dire che nessuna ragazza ho
mai trovato. Pensando e ripensando alla storiella di: “Capitano, una ragazza in
ogni porto”. Io mi sarei accontentato di un sol porto e di una ragazza, purchè
fosse stata quella giusta, ma ovviamente non poteva essere.
E QUESTE SONO
ALCUNE FOTO DELLA PICCOLA BARCA CHE HA SUPERATO FORZA SETTE ALLE BOCCHE DI
CAPRI… INCREDIBILE!!!
SIA DEGLI
INTERNI, UMILI EFFETTIVAMENTE, CHE DEI SIMPATICI ESTERNI.
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